La battaglia di Agnadello

La battaglia di Agnadello.

Descrizione

Introduzione
Torlino si trova a poche centinaia di metri dai territori dove si consumò la celebra "Battaglia di Agnadello e la nota cappella della "Madonna della Vittoria", che ricorda l'evento, si trova solo poco oltre il confine comunale. Certamente, seppur in via più marginale, anche il paese dovette essere coinvolto, specie per l'invasione dei superstiti in fuga o dalle genti che accorrevano a vedere il macabro spettacolo dei morti.

Lasciamo l'utente alle approfondite ricerche che si trovano nella rete Internet e ai volumi pubblicati, riportando qui di seguito solo un breve appunto.

 

La battaglia di Agnadello
Era il 1509, succedeva a maggio, mese di maternità e di vite infrante nel tornare periodico delle guerre. Una piccola cappella resta ancora oggi a ricordare quel “Fatto d’arme” per usare le parole di allora: “quella giornata che prese corpo nei pressi di Agnadello, Ghiaradadda, Italia”. E “il giorno seguente poi da ogni parte concorreano gente per vider la grande mortalità fatta, et ogniun stava stupefati de meraviglia videre yanti homininudi morti; etfatto uno pomte a Buxnà solum per passare la gente che veneano in campo per videre” (Ambrogio da Paullo - Cronaca Milanese).

Perché la battaglia è sempre uno spettacolo, anche quando è finita. E poco importa se la sua messe si chiama morte: è meraviglia e stupore, la battaglia. È la messa in scena della nudità umana: il vigore sfiorito, il sangue irrorato, i figli disseminati come promesse mancate.

Fu così anche il 15 maggio del 1509, all’indomani dello scontro che aveva visto contrapposti i francesi di Luigi XII e l’esercito della Repubblica di Venezia. Fu lo stesso spettacolo che avrebbe visto il Ruzante, qualche anno dopo, solo un po’ più scarno: “Compare, a no viivi se no cielo e uossi de muorti”.

Battaglia celebre, quella di Agnadello, capace di marcare una svolta non solo nell’immediato dell’opinione pubblica, ma pure nel corso della storia: di Venezia, ma anche d’Italia e d’Europa.

Lo scontro prese vita d’improvviso proprio in aperta campagna, in zona delimirante solo per approssimazione: secondo l’arciprete e parroco di Vailate, Vittorio Tanzi Montebello fu a circa 4 chilometri da Vailate, 2 da Pandino e 3 da Agnadello, “a cavaliere della roggia Badessa nella roggia Misana”, una localizzazione ripresa anche da Piero Pieri nel suo grande classico dedicato a Il Rinascimento e la Crisi militare italiana e, più di recente, da Angelo Lenci (Il leone, l’aquila e la gatta).

Chissà dunque come doveva essere di preciso, quel giorno, il terreno attorno a quella che per noi è oggi la cascina Mirabellino, gennata dalla cascina Mirabello che dista poco più in là, e che un autore di quegli anni ricorda senza teme di smentite (Ambrogio da Paullo). La relativa vicinanza con quella località, ad ogni modo, spiega bene come la battaglia abbia potuto in epoche e in contesti diversi essere chiamata in più modi: di Agnadello, appunto, ma anche di Pandino e di Vailate, come pure di Treviglio e, con nome più generico, di Ghiaradadda. La definizione che però si è affermata nella storiografia, in maniera ormai univoca, è quella di “battaglia di Agnadello”.

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Bibliografia
Il breve appunto è tratto dall'opuscolo informativo relativo alle celebrazioni del 5° centenario della Battaglia, ad opera di Marco Meschini

Pagina aggiornata il 24/07/2024